Nuovo colpo al patrimonio della ‘ndrangheta al nord, con un ampio sequestro di immobili e società che ha coinvolto anche il modenese. I finanzieri del comando provinciale di Cremona hanno confiscato oggi beni per 55 milioni riconducibili ad esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro e dislocati in Emilia-Romagna, Calabria, Lombardia, Veneto e Val d’Aosta. Il provvedimento eseguito dalle Fiamme Gialle è stato adottato dalla Corte d’Appello di Bologna e confermato in via definitiva dalla Cassazione. Tutto è partito nel 2012 dall’operazione “Demetra” della Finanza cremonese -poi confluita nell’inchiesta “Aemilia” – durante la quale era stato arrestato per usura un piccolo imprenditore calabrese da molti anni residente in provincia di Piacenza. I successivi approfondimenti investigativi e le analisi dei flussi finanziari, hanno poi scoperchiato un più ampio contesto di episodi delittuosi commessi ai danni di aziende emiliane in difficoltà, alle quali venivano concessi prestiti al fine di ottenerne il controllo. Con l’operazione di oggi sono in dettaglio acquisiti dallo Stato 179 immobili, di cui 46 nella provincia di Modena. Il nostro territorio è stato il terzo con più confische, dietro a Reggio Emilia e Crotone. A questi si aggiungono 10 società di capitali e sei società di persone operanti nel settore dell’edilizia, logistica, consulenza alle imprese e ristorazione; alcune delle quali anche nel territorio della nostra provincia. Infine sono stati confiscati 91 beni mobili – tra auto, moto, rimorchi e macchine agricole – e oltre 40 rapporti finanziari. La misura ablativa odierna non è la prima ad essere emessa contro il sodalizio ‘ndranghestistico emiliano che aveva epicentro a Reggio Emilia, a cui sono stati finora stati sottratti circa 61,5 milioni di beni.