Una confisca definitiva di beni, denaro e società tra Reggio Emilia, Modena, Parma, Perugia, Crotone e Cutro per un valore di 13 milioni di euro. Questo il bilancio di una nuova operazione antimafia dei Carabinieri e della Dia in Emilia, a cui vanno aggiunti conti bancari in Lituania e Romania. Dieci le persone interessate dalla confisca, di cui quattro tuttora in carcere perché giudicate appartenenti a una famiglia di stampo ‘ndranghetista, di origine cutrese, legate al clan di Nicolino Grande Aracri. A seguito del giudizio definitivo della Corte di Cassazione sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale emiliano, supportato dagli esiti dell’operazione Aemilia, la confisca è divenuta irrevocabile a carico degli originari destinatari. In particolare a Modena è stata sottratta alla ‘ndrangheta una società operante nel settore delle costruzioni. In tutto sono otto le società interessate dall’operazione della Dia e dei Carabinieri, ventitré gli immobili, quattro i terreni e quarantacinque tra conti correnti, polizze e carte di debito o credito: tutti beni che da oggi passano all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il patrimonio era stato sequestrato già nel 2014, dopo che la Dia aveva rilevato, da parte di un famigliare di una delle persone coinvolte, diversi tentativi di sottrarre ingenti somme di denaro chiedendo la monetizzazione di titoli da centinaia di migliaia di euro. Nel 2018, poi, le indagini condotte dal nucleo investigativo dei Carabinieri di Modena nell’ambito dell’operazione Aemilia, e i successivi procedimenti collegati, avevano consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna di richiedere ed ottenere un’estensione della misura di sequestro. Si arriva poi al 2020 con la confisca e oggi, quella definitiva.