La rissa avvenuta al Corni è finita sul tavolo della Procura, che dovrà fare luce su una dinamica dai contorni poco chiari. La Polizia di Stato ha raccolto la testimonianza dei due ragazzini minorenni e del professore protagonisti del grave episodio avvenuto giovedì mattina, ma le storie emerse sono discordanti. Nelle ultime ore si è difeso il docente, Stefano Longagnani, che ha affidato anche ai Social i suoi sfoghi dopo le dichiarazioni della preside dell’Ipsia Corni, che nell’istruttoria redatta di rito in situazioni simili, ha raccolto informazioni che vedono il professore come “aggressore”. Da una parte il docente ritiene vergognoso che la preside getti su di lui la responsabilità. Dall’altra su Twitter sottolinea come ormai il cortile del Corni sia in mano ai bulli, teatro di una tensione che va avanti da anni. La versione di Longagnani racconta di una reazione violenta da parte dei due studenti colti in flagrante mentre fumavano.
Queste le sue parole:
“Giovedì 19 gennaio intorno alle 12.30 uscivo dall’atrio dell’edificio principale di Largo Aldo Moro, 25 andando verso la mia auto parcheggiata nel cortile interno per poi allontanarmi. Mentre andavo verso la mia auto ho visto nel cortile alcuni gruppi di ragazzi che fumavano e sostanzialmente bivaccavano come al solito nel cortile in comune tra le due scuole. Li ho ripresi dicendo loro che ciò non era permesso e che dovevano tornare nelle loro classi. Sono stato affrontato da uno di questi ragazzi, in evidente stato di alterazione, che mi ha minacciato e mi ha urlato che mi portava dal suo vicepreside per provvedimenti contro di me. L’ho seguito fino alla vicepresidenza (primo piano) del professionale IPSIA Corni. Lì ho rilasciato una dichiarazione e il vicepreside del professionale mi ha detto che sarebbero stati presi provvedimenti contro il ragazzo per il suo comportamento. Questo ha acceso gli animi del ragazzo che ha chiamato a raccolta i compagni di bivacco. Una volta tornato in cortile per recarmi alla mia auto mi sono reso conto che non avrei potuto farlo senza rendere evidente ai ragazzi, che erano ancora nel cortile e ancora stavano fumando, quale fosse la mia auto. Mi sono allora recato nella vicepresidenza dell’IIS Fermo Corni per segnalare l’accaduto ma soprattutto sperando che andando io via dal cortile anche l’assembramento di ragazzi nel cortile si disperdesse. Una volta tornato in cortile, sempre con l’intenzione di andarmene con la mia auto, i ragazzi, una decina, mi hanno accerchiato nel tentativo di intimidirmi. Non conoscendo i loro nomi ho preso a filmarli per documentare ogni cosa che potesse accadermi. Un ragazzo ha chiamato la polizia (il 112) dicendo che li stavo riprendendo. Un paio di questi ragazzi mi sono saltati addosso con prese e spintoni, inizialmente soffocandomi e impedendomi di respirare (sono asmatico e ho avuto una crisi), e fisicamente impedendomi di tornare in salvo dentro l’atrio della scuola (ero intenzionato a uscire dalla scuola dal davanti lasciando l’auto per poi riprenderla più tardi). Ero immobilizzato da un ragazzo di circa 90 chili, tenevano chiusa la porta dell’atrio che cercavo di aprire, e ho quindi reagito nei suoi confronti per legittima difesa cercando di divincolarmi per riuscire nuovamente a respirare e per riuscire ad entrare nell’atrio della scuola. Un altro ragazzo più smilzo mi ha spintonato ripetutamente cercando di rubarmi il cellulare e ho dovuto tenerlo a distanza perché avevo paura per la mia incolumità. Ho cercato di ripararmi dentro la guardiola del centralino ma il collaboratore scolastico aveva chiuso la porta per paura di conseguenze. Una volta arrivata la polizia ha identificato i presenti e ha chiamato per me l’ambulanza in quanto, anche se era passata già mezz’ora, avevo ancora difficoltà a respirare, mi girava la testa e iniziavo a sentire il dolore delle botte subite. Ho constatato con sbigottimento che le parole della preside dell’IPSIA Corni in difesa dei ragazzi sono vere (ho visto il video) e le trovo vergognose. Non ho mai perso la calma nemmeno dopo essere stato malmenato. E soprattutto mi preme sottolineare che chiedere ai ragazzi il rispetto delle regole non è essere provocatorio. Un inqualificabile tentativo di addossarmi la responsabilità di quanto accaduto, prendendo le difese di studenti che hanno avuto comportamenti inaccettabili. La verità è che da tempo ci sono bande che nel cortile spadroneggiano e che non vogliono interferenze alle loro attività. La preside ha mai irrogato le sanzioni previste per chi fuma nelle pertinenze di una scuola? Ha in qualche modo gestito il problema già molte volte segnalato? Ho ricevuto la solidarietà di colleghi, che voglio pubblicamente ringraziare, che mi hanno raccontato di episodi simili avvenuti solo pochi giorni or sono da parte degli stessi gruppi di ragazzi. La situazione in quel cortile interno delle due scuole è totalmente fuori controllo ed è colpa di quegli adulti che per non avere fastidi preferiscono chiudere gli occhi ed abdicano al loro ruolo educativo. Ho deciso di non dare ai giornali una foto mia con il collarino che mi ha messo il pronto soccorso per 5 giorni, foto che mi hanno chiesto appena saputo della cosa. Amplificare l’effetto vittima non mi pare corretto. La vittima non sono io, ma lo è la scuola. Sono vittime i colleghi che ogni giorno entrano in scuole dove viene vilipesa la dignità dei docenti. Sono vittime quei ragazzi che cercano di studiare in scuola pubbliche sempre più abbandonate e devastate“