È servito anche mangiare solo patate a colazione, pranzo e cena per attraversare un secolo; concludere l’esperienza scolastica in terza elementare per iniziare, a 13 anni, dopo la prematura perdita del padre, a lavorare in campagna e fronteggiare la povertà. Decenni dopo ha comunque raccontato orgogliosamente tutte queste fatiche, portando la propria testimonianza di vita agli studenti delle scuole elementari di Carpi, anche durante le esibizioni con il coro delle mondine, formato da alcune storiche lavoratrici delle risaie.
Roberta Pavarotti, nata il 10 dicembre 1922 a Cavezzo, è stata festeggiata per i suoi 100 anni sabato 10 dicembre presso la Casa residenza anziani Vignolese del Comune di Modena. Per lei, nel corso della mattinata, il saluto dei familiari, gli omaggi dell’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli e la festa nel nucleo di appartenenza della struttura, nel rispetto delle misure di prevenzione al Covid. Ultima di cinque figli, la signora Roberta ha vissuto dapprima a San Marino di Carpi e poi a Lesignana fino al trasferimento alla Casa residenza nel 2019.
Nell’aprile del 1943 sposa Angelo Pignatti, costretto a partire subito dopo il “sì” per il fronte, dove sarà fatto prigioniero in Germania. Saranno, come racconta la figlia Nilla, due anni di durissima attesa per la moglie, trascorsi inviando vestiario e cibo al marito ma senza avere una notizia in cambio, salvo poi scoprire che nulla di quei doni era mai arrivato. Ricongiunti nel 1945, a guerra finita, Angelo e Roberta allargano la loro famiglia con la venuta dei figli Mario e, appunto, Nilla, nati nel ’46 e nel ’48. È il dopoguerra e l’aggravarsi della povertà porterà i due coniugi a lavorare “a chiamata” nei poderi e nelle risaie per mantenere i figli, mangiando all’occorrenza, come detto, anche solo patate per più pasti. “Andavo a scuola indossando le scarpe di mio fratello, molto più grandi delle mie – racconta Nilla – e mettendo cappotti appartenuti ai miei cugini”. Ma sono pure gli anni della solidarietà, dello stare insieme come forma di resistenza alle difficoltà quotidiane: “Ricordo il signor Ettore Pedrazzi, un nostro vicino di casa – prosegue la secondogenita – che raccontava e inventava storie per noi bambini: questa amicizia tra famiglie è rimasta nel tempo”.
Ci sono, dunque, affetti duraturi e traguardi importanti nella lunga storia di Roberta, come i sessant’anni di matrimonio raggiunti nel 2003 con il marito Angelo, scomparso un anno dopo. Oggi, oltre ai due figli, restano tre nipoti e ben otto pronipoti ad animare, durante regolari e festose visite, la vitalità e la curiosità degli occhi azzurri di Roberta, insieme alle attività programmate dagli operatori e dai volontari della struttura, come l’ultima festa di Halloween, trascorsa tra animazioni, canti e un meritato clima di leggerezza.