Burro +117%, farina +94,6%, semola +106%, strutto +180%. Sono solo alcuni degli aumenti delle materie prime registrati da panifici modenesi, aumenti che peraltro coinvolgono anche altri negozi di produzione agroalimentare, visto che riguardano altri prodotti di uso comune come l’olio, il pomodoro, le uova.

Quindi, un aumento generalizzato che va ben oltre quello della sola energia, tanto che un panificio con 5 dipendenti è passato da una spesa media mensile di 13.000 agli attuali 20.000 euro.

Una situazione che penalizza le attività di vicinato rispetto alla grande distribuzione, in grado di spuntare prezzi migliori ed “annegare” gli aumenti in spese di più alto importo.

“Non sappiamo – dice Marcello Benetti, responsabile di CNA Alimentare Modena – quanto possa continuare questa situazione. Già oggi molti titolari hanno rinunciato alle proprie remunerazioni per pagare dipendenti e fornitori, ma si tratta di una situazione di emergenza che, ovviamente, non può durare.

“Crediamo che saranno diversi i panifici, le gastronomie, le rosticcerie che dopo l’estate saranno costrette a fare scelte difficili, che vanno dai licenziamenti alla chiusura, se non arriveranno provvedimenti in grado di interrompere una catena di aumenti che sembra inarrestabile e che in tanti casi non si può spiegare se non con comportamenti speculativi”.

È chiaro – continua Benetti che ogni aiuto, che sia fiscale o di compensazione dei prezzi dell’energia, è benvenuto, ma il numero di prodotti coinvolti dalla spirale degli aumenti e la portata di questi ultimi, rende questi stessi aiuti insufficienti”.

In questa situazione tra gli operatori si respira tanto scoramento ed altrettanta paura. “Siamo consapevoli – conclude Benetti – che questi aumenti sono determinati da meccanismi molto grandi e complessi, che spesso volano ben sopra le nostre teste, ma chiediamo che il governo si impegni ancora di più sul fronte della tassazione degli extraprofitti che si generano attraverso queste speculazioni”.