Il giudice Elena Quattrocchi ha ritenuto inammissibili e quindi respinto i reclami presentati dal Garante dei detenuti e dall’associazione Antigone contro l’archiviazione disposta dal gip per le 9 morti avvenute l’8 marzo 2020, nei momenti successivi alla furiosa rivolta scoppiata all’interno del carcere modenese Sant’Anna. Una decisione contro cui Antigone ha fatto sapere di volersi rivolgere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ricorso che si andrà ad aggiungere a quello dei familiari del detenuto Chouchane Hafedh, assistiti dall’avvocato Luca Sebastiani. Il fascicolo, che ipotizzava l’omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, era stato archiviato, su richiesta della Procura, dopo che le autopsie avevano rilevato nell’overdose da metadone e psicofarmaci le cause delle morti. Nel frattempo a Modena sono state aperte altre inchieste, dopo esposti di detenuti, anche per il reato di tortura. Il Garante dei detenuti, rappresentato dall’avvocato Gianpaolo Ronsisvalle, sta valutando se seguire l’iter in Europa ma nel frattempo ha già anticipato l’intenzione di voler tenere alta l’attenzione sulle condizioni delle persone rinchiuse al Sant’Anna di Modena e di seguire con grande attenzione il procedimento, tuttora instaurato a Modena e che vede indagini in corso per il reato di tortura e lesioni aggravate per quanto avvenuto nelle drammatiche ore dell’8 marzo 2020. L’inchiesta si basa sull’esposto inviato da un detenuto presente al momento della rivolta.