Dalla mozzarella, al parmigiano e fino al pesto: secondo quanto stima Coldiretti, la top ten dell’agroalimentare fake del Made in Italy ha raggiunto un valore che supera i 100 miliardi di euro, il doppio delle esportazioni di cibo italiano nel mondo. In cima nella graduatoria dei cibi più imitati c’è la mozzarella, grazie soprattutto al fiorente mercato del falso sviluppatosi negli Stati uniti dove ne vengono prodotti ogni anno circa 2 miliardi di chili. A seguire Parmigiano Reggiano e Grana Padano, con l’infinita serie di varianti Parmesan, dal Parmesao al Reggianito. Poi il Provolone, il Pecorino Romano, diffusissimi soprattutto nelle Americhe, dagli Usa fino all’Argentina. A metà della top ten c’è, invece, il salame che a seconda dei Paesi taroccatori acquista denominazioni di origine inventate di sana pianta. Sesta la Mortadella con i tedeschi tra i principali taroccatori, anche se il tipico salume emiliano trova falsari anche in Brasile, Argentina, Ungheria, Spagna e addirittura Qatar, fatta con carne di manzo e di pollo, per rispettare il divieto di consumare maiale da parte dei musulmani. Al settimo posto i Sughi, ma in graduatoria non mancano anche i vini come il Prosecco, il Chianti. E per finire pure il pesto alla genovese. Per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo, stima Coldiretti, più due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo ed occupazionale.