L’Ufficio Studi Lapam Licom ha svolto una approfondita indagine su commercio, pubblici esercizi e servizi a Modena. Una indagine con 83 interviste a tutto tondo a imprese di questi settori, che ha dato indicazioni molto nette sulla situazione. “Dall’indagine – sottolinea Cinzia Ligabue, presidente Licom – emerge la grande vitalità del comparto che, nonostante le difficoltà enormi dovute al Covid, ma anche alla concorrenza non sempre corretta delle piattaforme online, si sta rialzando grazie a imprenditrici e imprenditori ricchi di idee e coraggio”.
Delle imprese intervistate due su tre hanno avuto un calo di fatturato nel 2020 a causa del Covid, mentre il restante terzo ha riscontrato un andamento di esercizio uguale o addirittura migliore del 2019. L’andamento per il 2021 è giudicato migliore rispetto all’anno precedente dal 41,5%, uguale dal 36,6% e peggiore dal 19,5%. Le imprese dei diversi settori sono equamente distribuite tra le varie risposte con l’eccezione dei pubblici esercizi (quali bar, ristoranti, pizzerie) che in più larga parte segnalano una situazione di difficoltà vissuta durante il 2020. Rispetto ad una analoga indagine condotta tra gli associati nel 2013, anno che segue la crisi del debito sovrano che colpì l’Italia nel 2011-2012, si nota un maggior numero di imprese in difficoltà (il 61% rispetto al 53% del 2013) ma una più rapida ripresa nell’anno seguente (il 20% prevede un calo di fatturato nel 2021, rispetto al 49% del 2013). L’analisi Lapam Licom rileva che il 45% delle imprese ha intenzione di fare investimenti nel corso del 2021 e 2022 per potenziare la propria attività (era solo l’11% nel 2013). “Questo dato – sottolinea Ligabue – evidenzia una forte volontà di reagire, con flessibilità e resilienza, e una visione positiva pronta a scommettere sul futuro della propria attività. I maggiori investimenti sono finalizzati all’acquisto di attrezzature e servizi, alla digitalizzazione e all’acquisto e/o ristrutturazione di immobili. Più limitati gli investimenti in formazione e assunzione di nuovo personale. Tra le problematiche maggiormente segnalate dalle imprese – prosegue la presidente Licom -, quasi la metà lamenta l’alta tassazione, e due su cinque il calo del volume d’affari e l’eccessiva burocrazia”. Più limitate le difficoltà a reperire nuovo personale, segnalato dal 14,5%. L’aumento dell’indebitamento, che si attestava al 10% nel 2013, interessa il 13% delle imprese nel 2021. La difficoltà ad accedere a finanziamenti e la crisi di liquidità interessa una impresa su dieci delle imprese, mentre il passaggio generazionale, considerato una delle principali problematiche nel 7% dei casi, sale a oltre il 10% allungando l’orizzonte fino al 2030. Restiamo sulla ricerca dell’Ufficio Studi Lapam Licom. Le imprese intervistate sono storicamente radicate nel territorio in cui operano: per il 24% di loro i clienti abituali rappresentano la quasi totalità della clientela, e per un ulteriore 59% sono comunque la maggioranza. Rispetto al periodo pre-Covid la quota di clienti nuovi è rimasta stabile nel 45% dei casi, per il 22% è aumentata e nel 31% è diminuita. La clientela ricerca principalmente convenienza economica (nel 42% dei casi), cortesia e consulenza all’acquisto (40,5%), qualità del prodotto/servizio offerto e professionalità anche a prezzi più elevati (34%) e ampia varietà di scelta (30%). Sempre più prezioso per il cliente è anche il tempo, motivo per cui viene apprezzata la consegna a domicilio. Il 46% delle imprese la effettua e intende mantenere il servizio anche in futuro, mentre il 19% l’ha svolta soltanto durante il periodo di lockdown. Un ulteriore terzo non l’ha mai svolta.
I prezzi al pubblico in due casi su tre sono rimasti stabili, per via della concorrenza della grande distribuzione e delle piattaforme online, come strategia per incrementare il numero di clienti o per la minor disponibilità a spendere dei clienti stessi. Il restante terzo ha aumentato i prezzi per coprire le maggiori spese dovute a incrementi delle materie prime, dell’energia, del contingentamento anti Covid-19 e per i sempre maggiori costi burocratici.
L’85% dichiara di utilizzare uno o più canali digitali. I più diffusi sono i canali social, specie Facebook e Instagram (62%), le comunicazioni dirette, WhatsApp, email (40%), Google My Business (39%) e sito web aziendale (32%). Più limitata la presenza su piattaforme online (TripAdvisor, Ebay, Booking, etc…) ferme all’8,5%. “La metà considera molto importante fare promozione online – spiega Ligabue -, e il 16% sente il bisogno di fare maggiore formazione sull’utilizzo efficace di questi strumenti e come Licom stiamo dando risposte in questo senso. Il 73% degli imprenditori gestisce la presenza online della propria attività con risorse interne (personalmente, o grazie a collaboratori e familiari), mentre solo il 13% si è affidato a professionisti esterni (freelance e agenzie)”.
Infine il rapporto col territorio: oltre la metà si sente abbastanza o molto sicuro nel quartiere o nell’area in cui svolge la propria attività, mentre due imprese su cinque si sentono solo mediamente sicure. Il rimanente 8,4% delle imprese si dichiara poco o per nulla sicuro. Nel rapporto con le istituzioni e la propria amministrazione comunale quasi la metà delle imprese lamenta pessimi rapporti, dovuti principalmente all’assenza di confronto. “Proprio per questo – conclude Ligabue – come Lapam e Licom stiamo incentivando il dialogo con gli amministratori, gli incontri anche recenti, fatti con i sindaci vanno proprio a colmare questa lacuna”.