Oltre alla battaglia legale al Tar (con poco successo finora a livello nazionale) l’Ausl di Modena si dice pronta ad andare anche in Tribunale, di fronte alle lettere degli avvocati degli operatori sanitari no vax che proprio non vogliono saperne di immunizzarsi contro il Covid. “Se non rispettassimo il decreto ci renderemmo protagonisti di un’omissione di atti d’ufficio”, chiarisce il direttore generale dell’Ausl, Antonio Brambilla, aggiornando la situazione oggi in videoconferenza. “Ci saranno- annuncia il dg, che sta contattando anche direttamente alcuni operatori per convincerli- numerose altre sospensioni nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Anche tra i nostri 114 operatori sanitari in ballo, ad esempio, c’è chi ha firmato che non si vaccinerà ‘mai’. Non siamo riusciti a convincerli, ma ora rispondiamo che dobbiamo applicare la norma. Queste lettere non sono preoccupanti, anche se annunciano ricorsi. Andremo anche in Tribunale, nel caso. Ma ricordo che ci sono già sentenze nel paese che stanno dando ragione alle aziende sanitarie”. Guardando ai numeri, i sanitari no vax in provincia presi in carico dall’Ausl in questo campo sono stati 2.745: nel frattempo, 1.649 sono stati inseriti nel percorso vaccinale, nel senso che o si sono vaccinati o hanno un appuntamento per farlo. “Purtroppo, altri 988 non risultano ancora inseriti”, scuote la testa Brambilla. Di questi ultimi, 114 dunque fanno riferimento in senso stretto all’Ausl, 73 all’azienda ospedaliero-universitaria (Policlinico e Baggiovara), 16 all’ospedale di Sassuolo, 785 a tutta la sanità privata. “Abbiamo intrapreso- continua il dg dell’Ausl- un percorso molto complicato, tra raccomandate e Pec, dopo i ricorsi al Tar anche di nostri dipendenti già formalizzati. In questi giorni ad esempio ci sono arrivate 40 dichiarazioni di inadempimento”, di cui 11 medici, 16 infermieri, un operatore sociosanitario, due psicologi, due farmacisti e 8 tecnici sanitari. Rimarca ancora Brambilla: “Nei prossimi giorni aumenteranno molto questi numeri, ci diamo una settimana o due per chiudere tutto il percorso. Subito dopo l’inadempienza, infatti, c’è la sospensione, come prevede il decreto 44. Una volta che l’Ordine dei medici o degli infermieri sospende dalla professione un proprio iscritto, infatti, quest’ultimo non può più lavorare in azienda”. (Lud/ Dire)