Dati assolutamente preoccupanti che, molto probabilmente, hanno spinto la Banca d’Italia-UIF ad accelerare l’uscita dei dati sul sospetto riciclaggio economico e malavitoso.
La prima metà di luglio è bastata alla Unità di Informazione per pubblicare il Report sulle segnalazioni raccolte nell’appena trascorso 1° semestre 2021
Un semestre ancora caldo alle nostre spalle, che sta provando a vaccinare il pesante Covid e faticosamente riaprire le attività economiche e il lavoro.
Accanto al pesante ed inaccettabile rischio dell’espansione dei licenziamenti che già colpiscono centinaia di lavoratori, era prevedibile e temuta la ripresa con più ampi spazi per l’infiltrazione illegale e malavitosa, sfruttando le pesanti criticità del riavvio economico.
Già nel precedente Report coi dati dello scorso anno 2020, si sanciva l’aumento a livelli nazionali, ma pure in Emilia Romagna, di una imprenditoria più cedevole ai reati fiscali, false fatturazioni, lavoro nero e truffe contributive: cioè “fondi neri” che poi devono essere “recuperati” col riciclaggio.
La recentissima e purtroppo nostrana “operazione Trust” sta smascherando e processando proprio questa imprenditoria e professionisti collusi.
Purtroppo, la diagnosi UIF sul sospetto riciclaggio del 1° semestre di quest’anno, conferma le crescite previste, ma con picchi davvero inaspettati. In Italia ma ancor più nella nostra regione.
Nel solo primo semestre ’21 la UIF ha “…ricevuto 70.157 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio in Italia, con un incremento di +32,5% rispetto al 1° semestre dell’anno precedente”.
Ma in Emilia Romagna lo stesso semestre vede una incredibile crescita delle segnalazioni del +40,8% !!
In questi giorni, parlandone con un medio imprenditore di Carpi, questi si “sollevava” obiettando che “…ma tanto, sono solo segnalazioni”…gli risponde la tabella 1.4 del Report UIF – non la Cgil – che solamente “l’8,4% delle segnalazioni sono valutate poco rilevanti” e che solo in questo appena trascorso semestre, ben “…68.823 segnalazioni si sono dovute trasmettere agli Organi Investigativi, con un +29,4% rispetto all’analogo periodo del 2020…” .
Pesantissimo il nostro quadro regionale. Rispetto al confronto dati col 1° semestre dell’anno scorso, quest’anno la tabella 1.12 pone l’Emilia Romagna avanti, cioè peggiorata, occupando il 4° posto nazionale, dopo Lombardia, Lazio e Campania e prima di Calabria.
Con lo sconcertante pacco delle 4.902 segnalazioni emiliano-romagnole; cioè, quest’anno e qui da noi, sono stati rilevati ben 27 casi di sospetto riciclaggio ogni santo giorno.
Bologna è la prima provincia con 1.105 casi segnalati, poi balza al 2° posto Reggio Emilia con 723 casi, poi Modena con 647 casi ed un incremento di ben +24,9% sul 2020
Di tutti gli Enti/organismi tenuti ed obbligati per legge a segnalare ogni operazione finanziaria sospetta di illecito riciclo, i più “attivi” sono banche e poste. Ovviamente, anche i “servizi dei professionisti” hanno l’obbligo di segnalare i “clienti” sospetti…ebbene, delle oltre 70 mila segnalazioni dell’ultimo semestre, dai notai sono partiti 2.479 avvisi…mentre le tante migliaia di avvocati italiani hanno inviato sedici (16) segnalazioni: neanche una per regione.
L’Emilia Romagna è, inoltre, tra le regioni con imprese, professionisti e “prestanome” maggiormente coinvolti nei traffici finanziari illeciti coi Paesi stranieri sosiddetti “paradisi fiscali”.
A livello nazionale le operazioni segnalate per “Money Tranfer” sono incredibilmente passate da 85.928 nel 1° semestre ’20 a ben 258.257 nel semestre di quest’anno…e 5 nostre province sono tra le più rosse !
Urge FARE TANTO per invertire questa pericolosa scivolata della nostra economia produttiva, commerciale e professionale, verso l’illegalità e le possibili infiltrazioni mafiose.
La Cgil sollecita da tempo specifiche iniziative territoriali per attivare una prevenzione estesa ed efficace. Ma di fatto chi ne parla? Chi si muove?
Riteniamo davvero urgente che in ogni provincia, con il coordinamento delle Prefetture, si attivino tavoli di lavoro su quei dati pesantissimi. Non cerchiamo i nomi, bensì tradurre quei numeri e percentuali per capire quali settori economici ci stanno dentro nel riciclaggio ed in quali parti del territorio provinciale sono più radicati.
Capire se, ad esempio, nel modenese quelle operazioni nere, sono più radicate nel commercio e dove, o in edilizia e dove, o in qualche altro settore produttivo; se più in città o a Vignola, a Sassuolo o nella Bassa.
Solo partendo così, poi si potrà spingere concretamente su una prevenzione più efficace e credibile, verso i settori economici davvero più coinvolti.