Nel video l’intervista a Mario Paternoster, Comandante Squadra Mobile Questura di Modena

Felpa, pantaloni, scarpe da ginnastica, ma anche tracce nelle ossa di un impianto che le era stato fatto anni prima per problemi di salute. Sono sempre di più gli elementi che portano a Paola Landini. Si attende solo la conferma del Dna ma i resti umani ritrovati la settimana scorsa nella zona dei calanchi a Sassuolo potrebbero appartenere alla 44enne scomparsa nel maggio del 2012 nell’area del Poligono di Tiro. Dopo 9 anni le ricerche portate a termine dai Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino, Protezione Civile e Squadra Mobile hanno portato al ritrovamento di tredici frammenti ossei, nel raggio di 25 metri. Parti della calotta cranica, gambe e bacino, ma anche i resti di quelli che erano degli abiti sportivi compatibili con quelli solitamente indossati da Paola Landini e anche due pistole, una trovata nella tasca del pantalone, completamente distrutta, e l’altra rinvenuta vicino agli indumenti e con alcuni proiettili all’interno. Le armi, che nei prossimi giorni dovranno essere sottoposte all’esame balistico, potrebbero essere quelle sparite dalla casa del direttore del tirassegno con il quale all’epoca dei fatti la vittima conviveva. All’epoca della scomparsa di Paola Landini l’area del Poligono dove oggi sono stati trovate le ossa non era stata oggetto di ricerche a causa della fitta vegetazione che rendeva l’area impraticabile: neanche il cane molecolare 9 anni fa era riuscito a percorrerla.