Va in scena martedì 30 marzo alle 20.30 in diretta streaming dal Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena DolceAmaro, spettacolo lirico sinfonico in forma semiscenica curato per la regia da Enrico Stinchelli e per la parte musicale da Matteo Beltrami alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana. Lo spettacolo unisce le competenze di due corsi di alto perfezionamento tenuti dal Teatro Comunale di Modena con il sostegno del Fondo sociale europeo e della Regione Emilia-Romagna. In scena si vedranno gli allievi del corso di canto mentre lo streaming è realizzato dal corso di comunicazione in video nato dalla collaborazione con Edunova/Università di Modena e Reggio Emilia. DolceAmaro rappresenta anche uno dei momenti più significativi di Modena Città del Belcanto, protocollo che unisce Comune di Modena, Fondazione di Modena, Fondazione Teatro Comunale di Modena e Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi-Tonelli con lo scopo di coltivare la tradizione lirica cittadina unendo alla formazione dei giovani cantanti il momento pratico della produzione in palcoscenico. Come nelle scorse edizioni, il programma prevede l’esecuzione di celebri numeri vocali dal repertorio operistico uniti da un percorso narrativo che quest’anno Stinchelli dedica alle diverse tipologie di eroine femminili.

Dio ha creato l’uomo prima della donna. Per forza: si fa sempre una bozza prima del capolavoro finale” scherza Stinchelli, brillante autore di una delle trasmissioni radiofoniche più longeve, La Barcaccia, in onda tutti i giorni feriali su Rai Radio 3. “Sembra che questo aforisma sia alla base dell’Opera stessa, intesa come Opera d’Arte. Si declina al femminile la parola Musica, Opera, Nota musicale, Cultura, Arte, Voce. Tutto è Donna nell’Opera eppure, forse per un singolare senso di rivincita, l’uomo nell’Opera fa strage di donne.”

Con questo spettacolo che trae spunto dagli immortali versi di Figaro, “Donne, donne eterni Dei”, vedremo appunto tre primedonne invertire la tendenza e farsi finalmente beffe degli uomini. Siamo all’interno di un grande bazar, un negozio di giocattoli un po’ vintage un po’ in disarmo, l’antro del Cappellaio matto di Alice.

Gli uomini sono dei fantocci variopinti, burattini di un teatro vecchio come il mondo, abbandonati e affastellati così come capita e ad animarli ci pensano loro, le primedonne.

Vedremo Carmen e le sue amiche divertirsi nella taverna di Lillas Pastià, Violetta morire tra le braccia di Alfredo, Cenerentola delirare allegramente sui pertichini meccanici degli astanti ma vedremo anche come i cantori al maschile sanno esibirsi nelle loro, quasi sempre, inutili serenate amorose, nei loro stupidi litigi, nei loro vani tentativi di essere “interessanti” al di là di un mero fattore riproduttivo. Lo spettacolo è raccontato dalle luci, dai costumi stravaganti, dagli effetti e da un gioco pirotecnico che vede intrecciarsi tra loro le varie vicende, come un  fantasmagorico nodo avviluppato (per dirla con Rossini, che di donne se ne intendeva assai).