Regione che vai, piano vaccinale che trovi. È stata questa la regola finora usata nel nostro Paese per affrontare l’emergenza. Ma il vero stacco del governo Draghi rispetto al Conte bis potrebbe giocarsi proprio su questo campo: con uno stop ai piani vaccinali diversi regione per regione, con la conseguenza che ne esistono ad oggi 21, ognuno con ritmi differenti. È ormai noto il confronto Toscana-Emilia-Romagna, ad esempio, in merito alla vaccinazione del personale scolastico: la prima ha già iniziato a vaccinare docenti, professori e personale Ata dal 14 di febbraio, mentre la nostra regione ha iniziato solo oggi, presso i medici di base. Il premier Draghi, secondo quanto riferito dai principali quotidiani, sembra che stia andando nella direzione di accentrare a livello nazionale la gestione del piano vaccinale per evitare che ogni regione vada in ordine sparso. L’idea è quella di una gestione che veda come protagonista la Protezione Civile. Meno vaccini stoccati nei freezer e più iniezioni sarebbero le parole d’ordine, con l’obiettivo di arrivare a vaccinare fino a 600mila persone al giorno. Nel segno della discontinuità rispetto al governo precedente, Mario Draghi ha nominato il Generale di Corpo d’Armata, Francesco Paolo Figliuolo, nuovo Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, silurando di fatto Domenico Arcuri, che ha ricoperto il ruolo da quando è scoppiata la pandemia. Ancora da definire il percorso che porterà all’accelerazione dalla campagna; pare che Draghi stia guardando al modello inglese, puntando all’iniezione a più persone possibili in modo da avere almeno una prima copertura. Ciò che appare certo è che l’ex presidente della Bce avrà modo di gestire in maniera più diretta la campagna vaccinale.
PIANO VACCINALE, DRAGHI VERSO LA GESTIONE UNICA NAZIONALE
La campagna vaccinale starebbe andando verso una svolta. Il premier Mario Draghi mira a un piano accentrato a livello nazionale, per evitare che le singole regioni vadano in ordine sparso