Per il “caso vaccini”, scoppiato a Baggiovara pochi giorni dopo l’inizio della campagna anti-Covid, è stata chiesta l’archiviazione. Il punto unico vaccinale modenese finì sotto i riflettori della cronaca, arrivando fino a Roma, dopo che il 5 gennaio alcune dosi vennero somministrate a persone non aventi diritto, ovvero alle figlie di un volontario impegnato nella vaccinazione. Il fatto, emerso poiché una foto delle minori venne pubblicata su Facebook, suscitò immediatamente la condanna dell’Ausl e attivò i sopralluoghi da parte dei militari dei Nas di Parma. Da queste, tuttavia, non sono emersi estremi penali. I volontari finiti al centro della vicenda, secondo il magistrato, hanno agito in questo modo per non sprecare le dosi di farmaco, non avendo trovato operatori sanitari disponibili alla vaccinazione. Il vaccino Pfizer, si ricorda, una volta preparato ha una durata di poche ore. Secondo la ricostruzione, una volta finita la giornata di vaccinazioni, all’appello avanzavano 11 dosi di vaccino; seguendo la procedura, vennero anticipate le somministrazioni di chi già aveva prenotato, ma solo cinque persone si presentarono per la vaccinazione. A quel punto, in totale autonomia, alcuni volontari decisero di chiamare conoscenti e parenti per non buttare le dosi. “Non c’è stata nessuna pre ordinazione del fatto” sostiene il procuratore facente funzioni, dottor Giuseppe di Giorgio, sulla base delle informazioni raccolte. È stata quindi chiesta l’archiviazione per il fascicolo aperto contro ignoti con l’accusa di abuso di ufficio.
VACCINI AI PARENTI, PER IL CASO DI BAGGIOVARA CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE
La Procura di Modena ha chiesto l’archiviazione per il caso dei vaccini anti-Covid somministrati ai parenti al punto unico di Baggiovara. Dai sopralluoghi dei Nas di Parma, non sono emersi estremi penali