Dopo la Lombardia, arriva anche in Emilia-Romagna la bocciatura del Tar all’ordinanza che impone la didattica a distanza fino a sabato 23 gennaio. “Va immotivatamente (e in definitiva ingiustificatamente) – scrivono i giudici – a comprimere in maniera eccessiva il diritto degli adolescenti a frequentare di persona la scuola quale luogo di istruzione e apprendimento culturale, nonché di socializzazione, formazione e sviluppo della personalità”. La decisione dei giudici accoglie quindi il ricorso presentato da 21 genitori a Bologna dopo la firma di Bonaccini all’ordinanza dello scorso 8 gennaio; ordinanza che ora è quindi sospesa. Tra le motivazioni alla base della bocciatura, il fatto che l’atto regionale si appoggiasse a una nota della direzione generale Salute e Welfare della Regione stessa sull’andamento dell’epidemia tra 28 dicembre e 3 gennaio. In quell’ambito si sollecitava l’adozione di ogni ulteriore misura di mitigazione, ma senza fare riferimento alle scuole superiori, che peraltro erano chiuse nell’arco temporale preso in considerazione. “Non sono indicati – scrive dunque il Tar – fatti, circostanze ed elementi di giudizio che indurrebbero ad un giudizio prognostico circa un più che probabile che non incremento del contagio riferibile all’attività scolastica in presenza”. A meno che la nostra regione non diventi zona rossa quindi, lo scenario che si prospetta è quello di un ritorno alle lezioni in presenza nelle scuole superiori al 50% a partire da lunedì.
ORDINANZA SCUOLA, LO STOP DEL TAR: “COMPRIME IN MANIERA ECCESSIVA”
Il Tar boccia l’ordinanza della Regione Emilia-Romagna che rimandava al 25 gennaio il ritorno in presenza degli studenti delle scuole superiori. Secondo i giudici, l’atto firmato dal presidente Bonaccini comprime “immotivatamente” e in “maniera eccessiva” il diritto degli adolescenti a frequentare le lezioni di persona