Si guarda all’estate per valutare le misure dell’inverno: è l’impennata di contagi che si è registrata a Ferragosto a indurre gli scienziati a raccomandare la massima prudenza alla classe politica. Per questo motivo, nell’incertezza che circonda il dpcm di dicembre, ci sono già alcuni punti fermi: impianti sciistici chiusi, spostamenti solo se strettamente necessari e orari di apertura più lunghi per i negozi per consentire lo scaglionamento dei clienti. I punti interrogativi sono invece molti di più, a partire dalle date stesse del decreto: il Governo sta ragionando se sia più opportuno emanare un unico documento valido dal 4 dicembre fino al 2 gennaio lasciando aperta la possibilità di produrre ordinanze più restrittive a seconda delle necessità, oppure se far valere il Dpcm dal 4 al 20 dicembre per poi produrne un altro appositamente per le Feste. Altri punti da decidere sono i soggiorni in montagna e nelle seconde case: fermo il fatto che le piste da sci saranno chiuse, il Governo deve valutare se permettere di soggiornare nelle località di montagna e mare. Sempre al vaglio anche l’ipotesi di permettere di spostarsi dalle prime alle seconde case per passare altrove le festività. Sembra si vada verso un’apertura invece per quanto riguarda gli spostamenti per passare il Natale con parenti stretti, ma solo tra genitori e figli, coniugi e partner conviventi e sempre e solo se la curva dei contagi sarà molto bassa. Per quanto riguarda bar e ristoranti, il governo ha fatto invece una marcia indietro e al momento si esclude una riapertura dopo le 18.
VERSO NATALE, TRA IPOTESI E CERTEZZE: I NODI DA RISOLVERE NEL DPCM
Un nuovo incontro tra Speranza i ministri e i capidelegazione oggi avrà l’obiettivo di andare verso lo scioglimento dei nodi più controversi del dpcm di dicembre. Tra dubbi e ipotesi, la certezza è quella di evitare un picco come quello di Ferragosto