Da domani entrerà in vigore anche in Emilia-Romagna l’ordinanza che Luca Zaia ha chiamato “giallo plus”, ma lo sforzo per evitare un declassamento in zona arancione o rossa potrebbe non bastare. Le normative che portano la firma del presidente Stefano Bonaccini sono analoghe a quelle di Veneto e Friuli e hanno l’obiettivo di colpire gli assembramenti che si sono registrati nei centri cittadini soprattutto durante i weekend. Un gioco d’anticipo rispetto a un possibile dpcm che non toglie, tuttavia, l’Emilia-Romagna dalla lente d’osservazione del Governo. È infatti in programma per oggi una nuova cabina di regia per decidere sulla nostra regione, oltre che per la Campania, il Veneto e il Friuli. Roma, sentiti gli esperti del mondo scientifico e analizzato il report sull’andamento del contagio, sembra avere sul tavolo due ipotesi. La prima è quella adottata finora, ovvero decidere di declassare le regioni a zona arancione o, se necessario, a rossa. L’altra direzione sarebbe “chirurgica”, ovvero individuare, all’interno delle regioni le province o i comuni più a rischio per istituire delle “mini zone rosse”, con restrizioni mirate ai territori con i numeri più pesanti. In questo senso, la provincia di Modena è sotto osservazione più d’ogni altra, visti i numeri emergenziali che ne fanno un caso nell’intera Emilia-Romagna. Dell’eventualità di attivare zone rosse localizzate ne aveva parlato anche Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto superiore di sanità, durante l’ultima conferenza stampa sulla situazione epidemiologica nel Paese. “Abbiamo un sistema di monitoraggio: – ha asserito – zone rosse sono state adottate in tutta l’emergenza. Se ora se ne facesse un’altra, anche locale, non mi stupirei per niente”.