Nel video l’intervista a Daniele Casolari, responsabile ufficio sindacale di Lapam
Uno tsunami da Coronavirus che si è abbattuto sul tessuto delle piccole e medie imprese modenesi. Sono dati allarmanti quelli che escono dall’indagine condotta da Lapam Confartigianato, su un campione di quasi 4mila imprese che danno lavoro a 31 mila dipendenti sul nostro territorio. Fra marzo e aprile sette imprese su dieci hanno fatto domanda di ammortizzatori sociali, cassa integrazione, cassa in deroga e Fondo per l’artigianato. Un dato crescente, che dal 60,1% di marzo è aumentato di un eloquente 16,1% nel mese di aprile. L’analisi sul territorio colloca Finale Emilia al primo posto per richieste, con il 78,9% dei dipendenti che lavorano in imprese situate nel comune per i quali è stato richiesto un ammortizzatore sociale. Subito dietro ci sono Nonantola, Carpi e Maranello, mentre Modena città è nona con il 64,2%. Nel complesso ad aprile le imprese che maggiormente hanno fatto uso di ammortizzatori sono quelle dell’Istruzione (78,6%), della Costruzione di edifici e servizi per la persona (70,8%), ma oltre il 60% ci sono anche confezione di articoli di abbigliamento, Industrie tessili e Servizi per ufficio, mentre i servizi di ristorazione si sono attestati al 56,3%. L’analisi dei dati, secondo Lapam, fa temere che, una volta finito questo periodo di transizione, migliaia di imprese chiuderanno e molte migliaia di lavoratori resteranno disoccupati. Anche perché ci sono molti casi in cui gli ammortizzatori sociali non sono ancora stati erogati e per qualche caso non sono stati ancora autorizzati.