Sul no alle messe i vescovi hanno espresso le loro forti perplessità. Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri “esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la messa con il popolo”. I vescovi italiani “non possono accettare di vedere compromesso l`esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l`impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. Dal mondo cattolico, si reputa «difficile far capire ai fedeli perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare nei parchi e giardini e soprattutto allenarsi ancorché a livello individuale, invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale. Una scelta miope e ingiusta”.
Criticità ineliminabili” rendono impossibile, secondo i tecnici del Comitato tecnico scientifico, la riapertura delle funzioni religiose. In particolare il comitato ritiene che “la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia”. A partire dal 4 maggio quindi e “per le successive tre settimane”, “non essendo ancora prevedibile l’impatto che avranno le riaperture parziali e il graduale allentamento delle misure attualmente in vigore sulle dinamiche epidemiche, il Comitato tecnico scientifico reputa prematuro prevedere la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose”. Un parere che potrà essere rivisto “a partire dal 25 maggio nella direzione di una previsione verso la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose, rispettando rigorosamente le misure di distanziamento sociale sulla base degli andamenti epidemiologici”.