All’interno le interviste a
Franco Rastelli (pronipote di Evaristo Rastelli)
Giorgio Borghi (Pronipote di Ferdinando Gatti)
Linda Levoni, Stella Zanetti, Antonio Amici, Evaristo Rastelli e Ferdinando Gatti. Sono le 5 vittime dell’eccidio di Piazza Grande che avvenne il 7 aprile 1920. Era un mercoledì e durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori le forze pubbliche spararono sui manifestanti, uccidendo 5 persone e ferendone una decina. Quel 7 aprile era il primo dei 4 giorni di sciopero proclamati dalle due Camere del Lavoro (Socialista e Sindacalista) per protestare contro l’uccisione a San Matteo della Decima di otto lavoratori e dell’oratore durante una manifestazione a sostegno di una vertenza agraria. Anche i lavoratori modenesi si radunarono in Piazza Grande per manifestare davanti allo scalone. I Carabinieri però aprirono il fuoco, provocando l’eccidio. A far scoccare la miccia fu il rifiuto di Valentina Meschiari, segretaria della Lega delle Operaie della Manifattura Tabacchi che portava la bandiera rossa con scritta nera “Giù le armi”, ad abbassare proprio quella bandiera su invito del vicequestore Giuseppe Morelli. Il comandante dei Carabinieri, Giulio Gamucci, infastidito probabilmente perché una donna teneva testa ai suoi uomini, tentò con i suoi di afferrare la bandiera, ma senza riuscirci. In quel momento partì uno sparo, e tra i manifestanti scattò il panico. Una trentina di colpi, alcuni in aria altri ad altezza uomo, che hanno purtroppo scritto una delle pagine più cupe della storia modenese. Oggi, a distanza di 100 anni esatti dall’eccidio di Piazza Grande, è stata deposta una corona dove, nel 2016, venne posata una targa commemorativa in memoria delle vittime. Perché è importante non dimenticare.