Nel video l’intervista a Monsignor Erio Castellucci, Vescovo di Modena e Nonantola
‘Sono forse io il custode di mio fratello?’ Con questa frase che Caino rivolge a Dio nel parlare del fratello Abele si apre la lettera che l’Arcivescovo di Modena e Nonantola, Monsignor Erio Castellucci, dedica a Modena in occasione della Festa di San Geminiano. Parole che racchiudono una menzogna, perché Caino sapeva dov’era il fratello: l’aveva ucciso e lasciato steso al suolo. Ma contengono anche una vena di cinismo, contro cui Monsignor Castellucci mette in guardia. Il cuore del messaggio, dunque, passa dalla presa in cura del fratello, quindi del prossimo, ma anche dell’intero Creato. Nella Genesi, Caino è un lavoratore del suolo, che dopo l’assassinio di Abele, non gli darà più frutti. La cura della persona non può prescindere da quella dell’ambiente e viceversa. “Sei proprio tu il custode di tuo fratello” sottintende Dio. Nell’enciclica della Laudato si’ di Papa Francesco, da cui Monsignor Castellucci ha preso spunto, “Il grido della terra e il grido dei poveri” si mescolano assieme. La consapevolezza che il creato è la nostra “casa” comune, scrive il Vescovo, “non potrà che farci bene”. Quando invece trattiamo la natura come “cava” da cui estrarre materie prime, o “cassa” da cui guadagnare profitti, non ci rendiamo conto che “le nostre azioni nei suoi confronti di riflettono su di noi”.