2 agosto 1980, ore 10.25: nella sala d’attesa della stazione di Bologna saltano in aria 23 chili di esplosivo. Bilancio tragico: 85 vittime e oltre 200 feriti. Il più grave attentato terroristico italiano, secondo in Europa solo alla carneficina del 2004 – compiuta da Al Qaeda – alla stazione di Atocha, Madrid, 191 vittime.
Una strage che scosse l’Italia intera, in quella estate anche allora con le Olimpiadi e un maledetto odore di piombo nell’aria, in quegli anni ’70 e ’80, caratterizzati da terrorismo di sinistra e di terrorismo di sinistra
Il processo a mandanti, organizzatori e finanziatori è cominciato solo il 16 aprile scorso: sono coinvolti in tanti, ma quasi tutti ormai deceduti.
Licio Gelli, l’ex maestro venerabile della loggia massonica P2, il suo braccio destro Umberto Ortolani, l’ex prefetto a capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, Federico Umberto D’Amato, il direttore della rivista il Borghese, Mario Tedeschi. e – ancora in vita – il “quinto uomo della strage”, Paolo Bellini, ex Primula Nera e Avanguardia Nazionale, che avrebbe agito “in concorso” con gli ex Nar già condannati per la strage: Francesca Mambro, Giusva Fioravanti (ergastolo), Luigi Ciavardini (30 anni, tutti e tre definitivi) e Gilberto Cavallini (ergastolo, primo grado).
Alla sbarra a Bologna ci sono anche l’ex ufficiale dell’Arma, Piergiorgio Segatel (depistaggio) e Domenico Catracchia (falso ai pm), amministratore di condominio di via Gradoli a Roma, covo prima delle Br e poi dei Nar. Doveva esserci anche l’ex generale del Sisde di Padova, Quintino Spella (depistaggio), ma è deceduto alcuni mesi fa.
“E’ un processo epocale – ha commentato Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime del 2 agosto–: l’ultimo passo per la verità e giustizia totale, che svelerà chi organizzò e finanziò la strage”.